Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d’Oriente

Biografia dell’Autore

Giangiorgio Pasqualotto ha insegnato Estetica e Storia del pensiero buddhista all’Università di Padova. Ha contribuito a fondare l’associazione Maitreya di Venezia per lo studio della cultura buddhista ed è stato presidente della Scuola Superiore di Filosofia orientale e comparativa di Rimini. Dopo essersi occupato per anni della Scuola di Francoforte e del pensiero di Nietzsche, negli ultimi trenta si è dedicato allo studio del buddhismo e del taoismo. Alcuni risultati di questi interessi si trovano in: Il Tao della filosofia (Parma 1989; Milano 2015); Illuminismo ed illuminazione (Roma 1997); Yohaku (Padova 2001); Il buddhismo (Milano 2003); Introduzione al pensiero di Nishida Kitar (in Nishida Kitarō, Uno studio sul bene, a cura di E. Fongaro, Torino 2007);; Per una filosofia interculturale (Milano 2008); Tra Oriente e Occidente (interviste a cura di D. De Pretto, Milano 2010);  Per Marsilio ha pubblicato: Figure di pensiero (2007); East & West (2003; Premio «Siracusa» per la Filosofia 2003/2004); Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d’Oriente (2016).

 

Titolo:  Estetica del vuoto. Arte e meditazione nelle culture d’Oriente

Autore: Giangiorgio Pasqualotto

Casa Editrice: Marsilio

Anno di pubblicazione: 2021

Pagine  160

 

Descrizione

L’Occidente rimane spesso sconcertato di fronte alle forme prodotte dalle arti tradizionali di Cina e Giappone. La ricerca di Giangiorgio Pasqualotto intende superare questa sorta di smarrimento delineando l’esperienza del vuoto come fonte primaria di alcune fondamentali forme d’arte che hanno reso celebri e del tutto originali quelle tradizioni: la cerimonia del tè, la pittura ad inchiostro, la poesia haiku, l’ikebana, l’arte dei giardini secchi, il teatro no. Andando alle radici dell’esperienza del vuoto si scopre che essa emerge, ancora prima che da riflessioni teoriche, da una pratica di meditazione che può realizzare condizioni di vuoto produttivo nella mente, nel cuore e nel corpo non solo dell’artista ma anche di chi ne apprezza le opere.