Che piaccia o no, la fonte originaria dei legami fra le persone resta tuttora racchiusa nel dono, in quelle contrastanti forze in perenne ricerca di equilibrio.
Il dono è una prestazione di beni senza garanzia di restituzione. Il suo scopo è quello di creare, alimentare o ricreare il legame fra le persone.
Mentre nello scambio di mercato, quando si dà qualcosa, c’è la garanzia di ricevere qualcosa in cambio, con il dono no: chi lo riceve non è obbligato a ricambiare..
Si crea, pertanto, un vuoto, una zona di suspense, d’incertezza: chi riceve il dono che cosa farà? Ricambierà oppure no?
Ma è proprio da questa incertezza insita nel dono che nascono i legami fra le persone. Chi dona compie una sorta di scommessa nei confronti di colui a cui destina il dono. Un’apertura di credito, che fa però conto (seppure senza certezza) sul sentimento di gratitudine che il dono produce in colui che lo riceve.
Una volta che il dono è accettato, esso fa sorgere una relazione interiore mai completamente cancellabile. Da questo sentimento nasce una risposta. Il dono crea, quindi, uno squilibrio dinamico, un vuoto da colmare, che viene riempito da legami sottostanti che aprono, riavviano e sostengono i rapporti virtuosi fra le persone.
Nello scambio di mercato, non c’è squilibrio, non c’è suspense: chi da qualcosa lo fa solo perché sa in anticipo di avere il diritto di ricevere un qualcosa in cambio di uguale valore. Non nascono autentici rapporti umani. Il dono crea scompiglio, rompe la monotonia degli scambi. L’atto disinteressato squarcia il circolo vizioso della sfiducia e del sospetto.
Riappropriarsi dello spirito del dono è indispensabile per uscire dal nostro isolamento.
(Marcello Provasi – Introduzione al Saggio sul Dono di Marcel Mauss)