La vita di ognuno è un’attesa. Il presente non basta a nessuno: l’occhio e il cuore sono sempre avanti, oltre la breve gioia, oltre il limite del nostro possesso, oltre le mete raggiunte con aspra fatica.

In un primo momento pare che ci manchi solo qualcosa: più tardi ci si accorge che manca Qualcuno.

E lo attendiamo.

Tale attesa, calma o disperata, silenziosa o urlante, è il disegno inconfondibile della nostra povertà e della nostra grandezza.

L’uomo non è mai tanto povero come quando si accorge che gli manca tutto: non è mai tanto grande come quando, da questa stessa povertà, tende le braccia e il cuore verso Qualcuno.

Un naufrago si attacca a tutto: a una tavola, a una corda, a un filo d’erba.

L’uomo non può fare il naufrago per tutta la vita.

E l’inquietudine di chi attende si placa nella carità di chi viene. L’incarnazione è l’inizio compiuto ed esemplare dell’incontro, il suo fermento.

(Primo Mazzolari, La Parola che non passa, EDB)