LA PARADOSSALE COMMEMORAZIONE DI UNA FERITA
Tante domande pertinenti

È strano che si celebri il quinto centenario di una ferita,
il 500° anniversario di una botta d’arresto brusca e indesiderata. Come si può celebrare una sconfitta, un fallimento, un dolore? È dallo smarrimento che ne segue che inizia la nostra storia. Da dove a dove ci porta questa ferita? In cosa siamo stati colpiti o in cosa dobbiamo ancora essere trafitti per avvicinarci alla botta d’arresto che Ignazio ha vissuto, prima a Loyola e poi a Manresa?

Una palla di cannone è stato il mezzo divino della sua conversione. Anche ognuno di noi ha ricevuto quel bombardamento almeno una volta nella vita, o tante volte quante ne sono servite per reindirizzarci, per ricordarci che eravamo distratti. Quel bombardamento è stato forte e quella ferita è stata proporzionalmente profonda alla nostra distrazione o al nostro disorientamento.

Non è qualcosa di simile a quello che è successo anche nella nostra biografia collettiva con la pandemia? Quale potente avversità ha potuto farci fermare per metterci in discussione, così come il colpo che ricevette il soldato Iñigo, intorno ai trent’anni, un tempo sufficiente per aver percorso territori erratici e un tempo sufficiente per poterli rettificare e riprendere il cammino nella giusta direzione? Non è questo il nostro momento? Non è per caso questa la nostra opportunità?

Lasceremo che la celebrazione di questo quinto centenario rimanga una mera nostalgia o una cosmesi liturgica, o saremo capaci di identificare le nostre ferite – quelle di ognuno di noi, così come quella collettiva, resa ancora più evidente dalla pandemia – per trasformarla nell’occasione di una metanoia, di una trasformazione della mente e del cuore, che ci renda più capaci di rispondere alla voce di Dio?”

Testo Di Javier Melloni, SJ
Cova Sant Ignasi – Manresa, Spagna

Ascoltiamo cosa ci dice il Padre Generale Arturo Sosa :

“È bene ricordare a noi stessi che la ferita subita da Ignazio a Pamplona non fu tanto un lieto fine, ma piuttosto un felice inizio.

La conversione consiste a volte in grandi momenti di cambiamento, ma è anche un processo senza fine. Dobbiamo mettere Cristo al centro ogni volta, ancora e ancora.

Questo processo è un pellegrinaggio lungo strade tortuose, su e giù, a volte dovendo tornare sui nostri passi, a volte sentendoci persi. Ma incontrando lungo la strada persone che ci indicano la via e ci tendono la mano.”

Se vuoi approfondire la storia di Sant’Ignazio di Lojola puoi guardare questo video: