I dieci dipinti del bue della tradizione zen, sono un tipico esempio del linguaggio simbolico sull’ultimo segreto dell’uomo: ingenuità, drasticità, immediatezza e senso d’infinito si mescolano in questa storia in dieci puntate, provocando nel meditante attento un impatto non esente da sconvolgimento e perfino da un certo turbamento interiore.
Come qualcuno ha sostenuto, la mezza follia può camuffare il Vero: così il pennello danza ingenuamente folle fra i dieci disegni, suscitando il senso di stupore nei meditanti che sanno leggere tra le righe e comunicando grandiosità travestita di semplicità.
Ed è proprio questa semplicità della storia del contadino e il bue che mi ha portato, sin dalla prima lettura, a cercare, in modo del tutto naturale e spontaneo, delle sintonie con l’immediatezza e trasparenza della Parola di Dio: lo Spirito cerca lo Spirito, la Realtà si sintonizza con la Realtà.
Da “Il Cristo, il Contadino e il Bue” di Mariano Ballester – Edizioni Appunti di Viaggio
In ricordo di Padre Mariano Ballester, gesuita,recentemente scomparso lo scorso 17 maggio 2021. Nella sua lunga esperienza di guida di preghiera e di meditazione, ha messo a punto un metodo di meditazione silenziosa che ha chiamato MPA, Meditazione Profonda e Autoconoscenza.
Padre Francesco Piras nella Scuola di Meditazione in Sardegna ha preso spunto da alcuni insegnamenti di padre Mariano Ballester. Per questo motivo lo ricordiamo con affetto e lo ringraziamo per i suoi insegnamenti.